Le migliori poesie sulla natura, sia brevi che lunghe: i componimenti dedicati all’ambiente, alla sua bellezza e alla sua importanza.
La natura è sempre stata al centro della letteratura, in Italia e all’estero, sia in prosa che in poesia. Scrittori e autori di tutti i tempi hanno provato a descrivere e raccontare la sua bellezza, la sua maestosità. Si sono lasciati ispirare da una natura a volte madre, a volte matrigna, senza mai smettere di rispettarla e ammirarla. Non a caso, di poesie sulla natura ne conosciamo moltissime, componimenti che studiamo tra i banchi di scuola e che ci accompagnano per tutta la vita.
Alcune sono emozionanti, struggenti, estremamente coinvolgenti. Altre sono più fredde e razionali, ma non banali, e in grado comunque di far emergere riflessioni importanti in un’epoca in cui la salvaguardia dell’ambiente è un tema fondamentale per la nostra esistenza. Proviamo a scoprire insieme alcune delle più belle e famose in assoluto.
Poesie sulla natura: le più belle
La natura è sempre stata presente nella letteratura, fin dall’antichità greco-latina. In anni moderni è stata esaltata nella sua drammatica bellezza, ad esempio in epoca barocca, o è stata idealizzata e razionalizzata nel Settecento. Il Romanticismo ne ha messo in risalto anche la violenza, la vastità, l’immensità che rappresenta la tensione dell’essere umano nei confronti di ciò che non può capire, e quindi del divino.
Ma anche tra la fine dell’Ottocento e il Novecento tutte le correnti letterarie hanno contribuito a raccontare e interpretare la natura in maniera diversa, dal Verismo al Decadentismo, fino ad arrivare alle Avanguardie e ai temi delicati analizzati in epoca postmoderna. Insomma, per poter conoscere tutte le migliori poesie dedicate all’ambiente, o anche alle stagioni, dall’autunno all’estate, forse non basterebbe un libro. Abbiamo provato però in questo articolo a selezionarne alcune delle più significative:
Vi è un piacere nei boschi inesplorati (George Gordon Byron)
Vi è un piacere nei boschi inesplorati
e un’estasi nelle spiagge deserte,
vi è una compagnia che nessuno può turbare
presso il mare profondo,
e una musica nel suo ruggito;
non amo meno l’uomo ma di più la natura
dopo questi colloqui dove fuggo
da quel che sono o prima sono stato
per confondermi con l’universo e lì sentire
ciò che mai posso esprimere
né del tutto celare.
Natura è ciò che vediamo (Emily Dickinson)
Natura è tutto ciò che noi vediamo:
il colle, il pomeriggio, lo scoiattolo,
l’eclissi, il calabrone.
O meglio, la natura è il paradiso.
Natura è tutto ciò che noi udiamo:
il bobolink, il mare, il tuono, il grillo.
O meglio, la natura è armonia.
Natura è tutto quello che sappiamo
senza avere la capacità di dirlo,
tanto impotente è la nostra sapienza
a confronto della sua semplicità.
La quiete dopo la tempesta (Giacomo Leopardi)
Passata è la tempesta:
odo augelli far festa, e la gallina,
tornata in su la via,
che ripete il suo verso. Ecco il sereno
rompe là da ponente, alla montagna;
sgombrasi la campagna,
e chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
risorge il romorio
torna il lavoro usato.
L’artigiano a mirar l’umido cielo,
con l’opra in man, cantando,
fassi in su l’uscio; a prova
vien fuor la femminetta a còr dell’acqua
della novella piova;
e l’erbaiuol rinnova
di sentiero in sentiero
il grido giornaliero.
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
per li poggi e le ville. Apre i balconi,
apre terrazzi e logge la famiglia:
e, dalla via corrente, odi lontano
tintinnio di sonagli; il carro stride
del passegger che il suo cammin ripiglia.
Si rallegra ogni core.
Sì dolce, sì gradita
quand’è, com’or, la vita?
Quando con tanto amore
l’uomo a’ suoi studi intende?
O torna all’opre? O cosa nova imprende?
Quando de’ mali suoi men si ricorda?
Piacer figlio d’affanno;
gioia vana, ch’è frutto
del passato timore, onde si scosse
e paventò la morte
chi la vita abborria;
onde in lungo tormento,
fredde, tacite, smorte,
sudar le genti e palpitar, vedendo
mossi alle nostre offese
folgori, nembi e vento.
O natura cortese,
son questi i doni tuoi,
questi i diletti sono
che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
è diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto
che per mostro e miracolo talvolta
nasce d’affanno, è gran guadagno. Umana
prole cara agli eterni! Assai felice
se respirar ti lice
d’alcun dolor: beata
se te d’ogni dolor morte risana.
La mia sera (Giovanni Pascoli)
Il giorno fu pieno di lampi;
ma ora verranno le stelle,
le tacite stelle. Nei campi
c’è un breve gre gre di ranelle.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorre una gioia leggiera.
Nel giorno, che lampi! che scoppi!
Che pace, la sera!
Si devono aprire le stelle
nel cielo sì tenero e vivo.
Là, presso le allegre ranelle,
singhiozza monotono un rivo.
Di tutto quel cupo tumulto,
di tutta quell’aspra bufera,
non resta che un dolce singulto
nell’umida sera.
È, quella infinita tempesta,
finita in un rivo canoro.
Dei fulmini fragili restano
cirri di porpora e d’oro.
O stanco dolore, riposa!
La nube nel giorno più nera
fu quella che vedo più rosa
nell’ultima sera.
Che voli di rondini intorno!
che gridi nell’aria serena!
La fame del povero giorno
prolunga la garrula cena.
La parte, sì piccola, i nidi
nel giorno non l’ebbero intera.
Né io… e che voli, che gridi,
mia limpida sera!
Don… Don… E mi dicono, Dormi!
mi cantano, Dormi! sussurrano,
Dormi! bisbigliano, Dormi!
là, voci di tenebra azzurra…
Mi sembrano canti di culla,
che fanno ch’io torni com’era…
sentivo mia madre… poi nulla…
sul far della sera.
La pioggia nel pineto (Gabriele D’Annunzio)
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell’aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, Ascolta. L’accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall’umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s’allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s’ode su tutta la fronda
crosciare
l’argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell’aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell’ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l’erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c’intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione.
Le migliori poesie sulla natura brevi
I componimenti poetici che abbiamo appena letto sono piuttosto lunghi e complessi. Per parlare di natura non è però necessario per forza perdersi in tante metafore, utilizzare molte parole, mettere nero su bianco versi interminabili in grado di riprodurre fedelmente l’immensità della natura che ci circonda e di cui facciamo noi stessi parte.
A volte bastano poche pennellate per entrare dritto nel cuore del lettore e condividere con lui concetti semplici ma di grande profondità. Ecco alcune delle poesie brevi sulla natura più belle in assoluto:
Tante foreste (Jacques Prévert)
Tante foreste strappate alla Terra
e massacrate
distrutte
rotativizzate.
Tante foreste sacrificate per la pasta da carta
ai miliardi di giornali che attirano annualmente
l’attenzione dei lettori
sui pericoli del disboscamento
delle selve e delle foreste.
La canzone dell’ulivo (Giovanni Pascoli)
Non vuole
per crescere, che aria, che sole,
che tempo, l’ulivo!
Nei massi le barbe, e nel cielo
le piccole foglie d’argento!
Tra i massi s’avvinghia, e non cede
se i massi non cedono, al vento.
Temporale (Leandro Roselli)
Precipitando fiumi
quelle nuvole prima leggere,
tuonano nell’ aria opaca,
un concerto di terrore.
La Natura (Emily Dickinson)
La Natura – a volte dissecca un arbusto –
A volte – scotenna un albero –
Il suo popolo verde se ne rammenta
Quando non muore –
Più languide foglie – di altre stagioni –
Silenziosamente testimoniano –
Noi – che abbiamo l’anima –
Moriamo più spesso – Non così vitalmente.